Nel 2024 il 31,4% della popolazione residente in Italia (rispetto al 27% medio a livello dell’Unione Europea) non ha potuto permettersi una settimana di vacanza fuori casa. È quanto emerge dall’indagine europea su Reddito e condizioni di vita.
Sospetto che nel 2025 la situazione non sia cambiata molto, anche perché molti prezzi sono aumentati. Benché sia una percentuale inferiore a quella di quattro anni fa, si tratta pur sempre di quasi un terzo della popolazione che non si sposta d’estate, ma neppure in altri periodi dell’anno. Non stiamo, cioè, parlando né di chi in estate lavora perché impegnato/a nei servizi essenziali, o nel turismo, o perché preferisce fare le ferie, e spostarsi, in periodi meno affollati e con prezzi più bassi (una opzione, per altro, non disponibile a coloro che lavorano in aziende che chiudono per ferie ad agosto). Parliamo di coloro il cui bilancio individuale e/o familiare non consente altra opzione che quella di rimanere a casa anche durante le ferie, salvo qualche gita fuori porta andando e tornando in giornata, sempre che possano permettersi il costo della benzina o del biglietto del treno.
Non si tratta solo di persone “a rischio di povertà” secondo la definizione di Eurostat, ovvero con un reddito familiare equivalente inferiore al 60% di quello mediano, o di persone prive di occupazione, o che vivono in famiglie in cui nessun adulto in età da lavoro è occupato, o lo è in misura ridotta. In molti casi si tratta di lavoratori e delle loro famiglie con un reddito familiare equivalente attorno o sopra la mediana, ma troppo basso per assorbire il costo di una vacanza fuori casa, anche in tenda e per una sola settimana.
La condizione di bambini e famiglie
Tra chi non può permettersi una settimana di vacanza fuori casa ci sono persone di ogni età e condizione familiare. Ma sono le persone con figli, in particolare se ne hanno tre o più, quelle che più frequentemente rinunciano alle vacanze, per sé, ma spesso anche per i figli, perché il loro bilancio familiare non consente il “lusso” di una vacanza fuori casa per tutti.
Anche se i genitori cercano di proteggere i figli da questa rinuncia, ricorrendo a nonni o altri parenti che possono ospitarli per un periodo durante il lungo tempo delle vacanze scolastiche, o iscrivendoli a un campo estivo che preveda un soggiorno fuori città sufficientemente economico, vi è un 14,7% di bambine/i e adolescenti che non può, stante la situazione economica della famiglia, trascorrere almeno una settimana di vacanza all’anno lontano da casa. E il 9,3% non ha neppure la possibilità di svolgere regolarmente attività di svago fuori casa a pagamento, durante tutto l’anno, inclusa l’estate delle vacanze. Quindi non solo non può fare l’esperienza di un viaggio, anche breve, di dormire fuori casa e vedere altri luoghi, ma deve passare il tempo libero, inclusi i mesi di vacanza, contando solo sulle proprie risorse e frequentando luoghi e partecipando ad attività che non richiedano esborso di denaro, se ci sono.
Tra le bambine/i e adolescenti più svantaggiati, le percentuali risultano rispettivamente l’85,4 % e il 67,5%. Certo, alcuni abitano in campagna, in montagna o al mare, e si può pensare che non abbiano bisogno di cambiare aria, sottovalutando, per altro, l’importanza di fare esperienze di luoghi, persone, situazioni differenti.
Senza dimenticare che anche oggi si può vivere in una città di mare senza averlo mai visto, perché si hanno pochi mezzi e si abita in quartieri lontani e poco serviti dai trasporti; così che raramente si esce dal proprio quartiere dove spesso manca il verde pubblico, una biblioteca, servizi essenziali – proprio come le protagoniste napoletane dell’Amica geniale di Elena Ferrante negli anni Cinquanta del secolo scorso.
Disuguaglianze e sentimenti di esclusione
Queste diseguaglianze ci sono tutto l’anno, ma diventano particolarmente visibili e accentuate d’estate. Le città che si svuotano, dove le iniziative estive (dagli spettacoli all’aperto ai campi estivi diurni per i più piccoli) ad agosto chiudono o comunque si riducono di molto ed anche i servizi essenziali rallentano, possono essere vissute con piacere per il silenzio e il ritmo di vita più lento che consentono, anche se può essere fastidioso andare alla ricerca di un panettiere, di una farmacia, di un idraulico non a prezzi stellari. Ma possono diventare un aggravio e una fonte di sentimenti di esclusione per chi – anziano, adulto, adolescente, bambino – è costretto a rimanere in una quotidianità ulteriormente impoverita rispetto al resto dell’anno, vivendo da spettatore le vacanze degli altri, di cui i mezzi di comunicazione sono fin troppo prodighi di notizie.