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Grammatica del lavoro. Politiche per l’attivazione dei giovani


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I risultati emersi dal workshop sulle Politiche per l’attivazione dei giovani descrivono uno scenario completo e dettagliato di un fenomeno di notevole portata che interessa nel nostro Paese oltre 3 milioni di giovani. Dalla relazione iniziale svolta da Pietro Galeone (Consigliere del ministero del Lavoro sulle politiche giovanili) e dal dibattito che ne è seguito è stata scattata una fotografia nitida della situazione nel nostro Paese, facendo emergere quanto fatto finora per contrastare il fenomeno (con un’analisi puntuale del piano “Neet Working” promosso dal ministero del Lavoro e dal ministero per le Politiche Giovanili) e quali potrebbero potenzialmente essere le linee di intervento future.  

Numeri ed evidenze del fenomeno


  • Secondo l’acronimo derivato dall’espressione ‘Not in Employment, Education or Training’, i NEET rappresentano i giovani che non studiano, non lavorano e non fanno formazione. Le fonti ufficiali dei dati sono rappresentate in Italia dalle rilevazioni Istat sulle Forze lavoro e in Unione europea dalle rilevazioni Eurostat. A queste si aggiungono alcuni report statistici di INAPP e ANPAL in materia di politiche attive del lavoro. Dal 2010 l’Unione europea ha scelto di utilizzare il tasso dei NEET come indicatore principale per rappresentare all’interno di un territorio lo “spreco” delle energie e intelligenze delle nuove generazioni. I NEET in Italia nella fascia d’età 15-34 anni sono complessivamente più di 3 milioni, con una prevalenza femminile pari a 1,7 milioni. Dopo la Turchia (33,6%), il Montenegro (28,6%) e la Macedonia (27,6%), nel 2020 l’Italia è il Paese con il maggior tasso di NEET in Europa. I dati mostrano come il 25,1% dei giovani italiani tra i 15 e i 34 anni (1 su 4) non lavora, né studia, né è coinvolto in un percorso formativo. Osservando l’andamento dei dati degli ultimi dieci anni, è possibile notare che la percentuale di NEET nel nostro Paese, dopo essere cresciuta notevolmente con l’impatto della Grande recessione (arrivando a 27,4% nel 2014), non è poi tornata sui livelli precedenti e si è inoltre ampliato il divario con la media europea. 

 

  • Osservando i dati per fasce di età si nota che nella fascia di età scolare (15-19 anni) i NEET italiani sono il 75% in più della media europea; nella fascia di età universitaria (20-24 anni) i NEET italiani sono il 70% in più della media europea; la percentuale non muta per la fascia di età post-universitaria (25-34 anni). Anche in Italia si registra una marcata differenza a scapito delle donne. Con il crescere dell’età si osserva un progressivo sbilanciamento della quota femminile tra i NEET, che passa dal 45% della fascia d’età più giovane (15-19 anni) al 66% di quella più matura (30-34 anni). 
  • Circa la dislocazione territoriale, il nostro Paese presenta sostanziali differenze a livello regionale. L’Italia risulta divisa in due macro-blocchi: la zona centro-settentrionale, che è in linea o al di sotto della media europea (15%), e la zona del Mezzogiorno, in cui si evidenziano le maggiori criticità, con punte di oltre il 30% (per esempio in Sicilia). 
  • Osservati per condizione di inoperatività, tra i 3 milioni di NEET nella fascia di età 15-34 i disoccupati, ovvero chi non ha un lavoro ma lo sta attivamente cercando, sono circa 1 milione, mentre gli inattivi, ovvero chi non ha un lavoro e non lo sta cercando o non è subito disponibile ad accettarlo, sono i restanti 2 milioni. All’interno del gruppo delle persone inattive, è possibile riscontrare una prevalenza femminile più accentuata rispetto ai disoccupati, pari al 75%.  

Parole chiave per leggere il fenomeno


Prossimità territoriale 

La principale sfida che emerge dal dibattito consiste nel riuscire a integrare in modo efficace l’esigenza di una governance strategica con il potenziale presente sui territori.

Si tratta, in sostanza, di individuare dei meccanismi capaci di conciliare le energie che nascono dal basso – che rappresentano la cd. intelligenza collettiva e la capacità dei diversi attori presenti sui territori di creare proficui rapporti di collaborazione per attuare interventi a favore dei giovani – e l’esigenza di guidare gli interventi in un quadro unitario nazionale secondo una governance strategica.  

In Italia, l’eccesso di segmentazione e differenziazione di servizi rivolti ai giovani (sportelli, servizi informativi, formativi, di orientamento, di consulenza, di collocamento etc.) unita alla frammentazione su diversi livelli di governo (comunale, provinciale, regionale, nazionale, europeo), produce un effetto di disorientamento, oltre che una dispersione di energie e risorse pubbliche.

Questo spiega perché è importante che il Dipartimento per le politiche giovanili assuma un ruolo di abilitatore di processi di innovazione volti ad agevolare progetti di partenariato locale e scambi di buone pratiche nell’ambito di un’unica prospettiva strategica nazionale 

Emersione e ingaggio 

Come per tutti i fenomeni, il primo problema da risolvere è quello dell’emersione e, quindi, dell’individuazione dei giovani in condizione NEET in un determinato territorio. Un metodo spesso utilizzato nella fase di identificazione consiste nell’ideare metodi non convenzionali per avvicinare persone altrimenti difficili da attrarre attraverso i canali tradizionali (es. lo “sportello”). 

Nel caso specifico si tratta di definire iniziative capaci di coinvolgere giovani difficili da raggiungere (come ad es. quelli che hanno abbandonato gli studi, che affrontano problemi di abuso di sostanze oppure i senza tetto etc.), che fino ad allora non sono stati individuati, per ricevere sostegno pubblico. La strategia che il Ministero intende implementare implica:  

  • interventi per identificare, anche attraverso le informazioni in possesso di soggetti presenti sui territori, contattare e coinvolgere i giovani inattivi attraverso alleanze orizzontali tra istituzioni e attori locali;  
  • in funzione di quanto emerso al punto precedente, ideare campagne di informazione e sensibilizzazione, finalizzate ad attrarre i NEET ai servizi esistenti, individuando canali per un coinvolgimento diretto dei giovani che siano specifici e differenziati a seconda dei contesti;  
  • re-impostare di conseguenza servizi e programmi personalizzati di integrazione nel mercato del lavoro che siano coerenti con le esigenze locali di sviluppo del territorio.

La fase del coinvolgimento è sicuramente una delle più delicate perché richiede lo sforzo di superare il senso di disillusione e sfiducia che i giovani nutrono nei confronti delle politiche pubbliche e delle istituzioni.

Si potrebbero utilizzare a tal fine strumenti più vicini al mondo giovanile facendo leva sul digitale, come per esempio la gamification, la musica, il teatro, lo sport, etc. Vi sono numerose esperienze già sperimentate in tema di tecniche e modalità di coinvolgimento dei giovani finalizzate a migliorare le competenze digitali attraverso il gioco. 

 

Attivazione 

L’attivazione, così come costruita dal Piano Neet promosso dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, prevede il coinvolgimento attivo di una serie di soggetti responsabili sui territori per le politiche attive a favore dei giovani a cominciare dai Centri per l’impiego, passando attraverso le misure della Garanzia Giovani, rinforzata secondo le indicazioni del Consiglio UE e del Parlamento italiano oltre che di tante realtà giovanili.  

Su questo punto, è molto importante la prossimità territoriale che si riuscirà a creare attraverso un programma concordato con ministero del Lavoro e ANCI, che preveda la costituzione di presidi territoriali per catalizzare e attrarre l’attenzione.

Tali presidi dovrebbero avere il compito di contattare i giovani che hanno abbandonato la scuola e i giovani NEET per elaborare piani d’azione personalizzati, sulla base di quanto emerge dalle fasi precedenti, comprendenti misure di istruzione, lavoro, formazione e inclusione sociale.

In particolare, ANCI, attraverso un Avviso pubblico, potrà selezionare progetti comunali con l’obiettivo di includere i giovani NEET, soprattutto quelli più scoraggiati e più vulnerabili, all’interno del radar delle politiche pubbliche per poi offrire esperienze e progetti appetibili che conducano all’ingaggio e attivazione dei ragazzi.   

Transizione 

Di fondamentale importanza risulta il ruolo delle istituzioni scolastiche, in particolar modo di secondo grado, per la lotta alla dispersione scolastica, che rappresenta in genere il primo passo verso la condizione di Neet per molti giovani. Sempre in riferimento al mondo della scuola, emerge la necessità di investire in misura maggiore sui Percorsi per l’orientamento e le competenze trasversali e, appena usciti dalla scuola, garantire una transizione fluida. 


Alcune pratiche virtuose


Giovani 2030 (G2030) è la piattaforma online nata con l’obiettivo di diventare la casa digitale dei giovani, ovvero il punto unico di accesso per i giovani dai 14 ai 35 anni, a tutte le informazioni utili per orientare le scelte del proprio futuro nell’ambito della formazione, del volontariato, del lavoro, delle iniziative internazionali e culturali, su tutto il territorio nazionale. 

La piattaforma – che conta già migliaia di utenti – vuole costituire una “porta unica” di ingresso alle opportunità di progetti e iniziative, raccolte in sezioni dedicate, che le istituzioni pubbliche – sia centrali che regionali e locali – le università, gli enti del terzo settore e le associazioni mettono a disposizione di ragazze e ragazzi; una piattaforma, quindi, destinata a diventare punto di riferimento per l’orientamento, dove i giovani possono accedere a dati e informazioni sull’università, sul volontariato, sulla possibilità di fare esperienze di scambio internazionale, sull’istruzione terziaria professionale, sul mercato del lavoro, sull’evoluzione attesa della domanda di lavoro. 

Il portale è stato progettato con servizi e linguaggi pensati da giovani per i giovani, con l’obiettivo di poter essere percepito come uno strumento credibile e affidabile anche per il target di NEET più demotivato e sfiduciato.  

 

  • Il Piano nazionale pluriennale (2021-2027) sull’inclusione dei giovani con minori opportunità  

Al fine di dare attuazione alla Strategia per l’inclusione e la diversità, l’Agenzia Nazionale per i Giovani è impegnata nella predisposizione di un apposito Piano Nazionale pluriennale 2021-2027 sull’inclusione dei giovani con minori opportunità nei Programmi Erasmus+ e Corpo Europeo di Solidarietà che consentirà lo sviluppo di obiettivi strategici, indicatori, misure di monitoraggio e valutazione in termini di inclusione e diversità nel contesto nazionale. 

In linea con i Regolamenti istitutivi dei Programmi Erasmus+ e Corpo Europeo di Solidarietà, il Piano Nazionale dell’ANG si rivolge a tutti i giovani che incontrano ostacoli nel proprio percorso di vita, studio o inserimento lavorativo, che impediscono loro l’accesso alle opportunità europee. In particolare, dato il contesto nazionale, ANG intende concentrare i propri sforzi verso i NEET e, in particolare, verso coloro i quali risiedono in aree interne del Paese nelle quali non ci sono collegamenti adeguati verso i centri in cui le opportunità relazionali, culturali, di studio e lavoro sono maggiormente disponibili.  

Fotografia: Sigmund

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