Il termine fascismo è stato spesso usato per definire le diverse configurazioni assunte dai movimenti reazionari in Italia e in Europa e proprio alla luce di questi precedenti si è diventati un po’ tutti ostaggi della favola di Esopo, quella del pastorello che urlava “al lupo, al lupo!”.
Da un lato c’è sempre stato il timore di non riconoscere per tempo una malattia come il fascismo che sarebbe stata mortale per la nostra democrazia, dall’altro quello di lanciare l’ennesimo allarme sbagliato e di ritrovarsi inermi quando e se il lupo fosse arrivato davvero.
In realtà il regime mussoliniano è indissolubilmente legato al Novecento e alla massificazione della politica che quel secolo ha proposto come proprio segno distintivo così da rendere anacronistici tutti gli argomenti di chi ritiene possibile una sua riedizione.
Diverso è il discorso se quel passato viene studiato alla ricerca di elementi che possano essere utili per definire la natura delle destre oggi.
Valori e iniziative del Fascismo e delle destre oggi
Nella costellazione di valori e iniziative che segnò l’affermazione del fascismo di Mussolini, alcuni sono presenti anche oggi nell’universo della destra italiana mentre altri sembrano, almeno per ora, caduti in disuso.
La violenza, per esempio. Durante il fascismo, oltre a essere una efficace strategia per la presa del potere, diventò una risorsa e una pratica identitaria che attraversò l’arco dell’intero ventennio, raggiungendo un picco molto significativo tra il 1938-1939, quando il regime avviò un improbabile rilancio dello squadrismo diciannovista nel tentativo (fallito) di sedurre le giovani generazioni.
Oggi la violenza è presente in forme sporadiche e segnala pulsioni represse che serpeggiano nel corpo della destra italiana senza tuttavia acquistare uno spessore tale da emergere come una componente decisiva del suo universo culturale.
“Fare gli italiani” e “uomini nuovi”
Diverso è il discorso per gli elementi biopolitici che caratterizzavano il regime. La “bonifica umana” tentata da Mussolini fu la variante totalitaria e razzista del progetto ottocentesco di “fare gli italiani” e lascia affiorare le radici del populismo di oggi che assume tratti marcatamente biopolitici proprio nel momento in cui propone un concetto di popolo come di una comunità omogenea, delimitata su base nazionale ed etnica e chiusa nei confronti di tutti quelli che si considerano stranieri.
Altro elemento del passato che sembra essersi dileguato nel presente è l’elemento utopico del fascismo storico, quello che si concentrò sul tentativo creare un “uomo nuovo”.
In questo senso netta appare la rottura anche nei confronti della destra che a suo tempo si era riconosciuta in Silvio Berlusconi: l’elettorato è in gran parte lo stesso, ma se prima a sedurlo era una promessa di “rigenerazione”, un’ottimistica sfida al futuro fondata sull’illusione di un mercato perfetto, oggi invece in quel ruolo è subentrata la paura, in una accezione del tempo che sembra conoscere solo due dimensioni, quella del passato e quella del presente, senza più il futuro.